“Born in order to translate through different aesthetics languages the life’s difficulties of a wondering street soul.”

È questo l’obiettivo principale di Uneasyness, brand di abbigliamento nato dall’idea di Steph J: gli abbiamo fatto qualche domanda per capire qualcosa di più dei suoi capi e della sua idea in toto sul mondo.

Come nasce Uneasyness?

A livello pratico l’idea nasce per caso, nel senso che ad un certo punto della mia vita mia madre mi propose di cominciare a farmi confezionare dei capi che disegnavo tramite la sarta di famiglia, e da li cominciò tutto.

‘Uneasyness’ nasce quando decisi di dare un ‘identità ai prodotti che creavo con l’intento di maturare uno stile ed un estetica propri. Da li l’idea di creare appunto Uneasyness dall’inglese ‘Disagio’ (se scritto UNEASINESS) come se fosse una sorta di filtro che mi permettesse di mischiare tra loro le mie passioni col fine di generare qualcosa di nuovo e diverso.

A chi si rivolgono le tue creazioni?

I prodotti di Uneasyness hanno un pubblico a mio avviso vasto. Le creazioni hanno un carattere dall’impatto giovanile essendo quella l’area cui fanno riferimento, nonostante ciò pero se presi singolarmente credo che i capi godano di intensità propria. La linea di abbigliamento Uneasyness mescola capi del tutto innovativi con soluzione abbastanza classiche rivisitate secondo lo stile Uneasyness, per questo ci aspettiamo che il pubblico cui il brand fa riferimento cresca e si allarghi sempre di più.

“Join on Uneasyness force” è il vostro motto, spiegalo anche a noi.

‘Join on Uneasyness forces’ è il nostro motto di identificazione. Si identifica come un gesto di adesione ed incoraggiamento nei confronti degli ideali del brand e che il brand stesso rappresenta. Credo sia molto importante per un brand riuscire a creare un senso di comunity tra i suoi fidelizzati. Da li nasce l’idea di riportare questo motto su tutte le tee, long sleeve ed hoodie prodotte; in modo tale che se due persone entrambe con capi Uneasyness dovessero incontrarsi banalmente il link tra queste sarebbe in qualche modo evidente, ed in un mondo ipotetico mi piace l’idea che le persone e soprattutto i ragazzi abbiano come riferimento brand che hanno sviluppato interessanti link di persone in giro per il mondo.

“To be or not to be” è il manifesto della collezione “Lost in the world”. In che modo l’opera ti ha ispirato?

Macbeth di William Shakespeare è una delle opere che preferisco personalmente e che più ha condizionato la mia visione generale delle cose. Ricordo i periodi quando ancora fantasticavo sull’avere un mio brand cui cercavo di delineare i punti saldi di come avrei volevo sviluppare il business mantenendo fede al mio modo di essere. In quel momento l’opera fu davvero fondamentale per me perché fu il nesso che mi guidò a mantenere la mia personalità e visione in qualsiasi lavoro mi buttassi, nonostante alcuni aspetti della mia personalità andavano in controtendenza con il marketing per esempio. Ora sono convinto  che ancor di più nell’ambito creativo, l’individualismo può essere la chiave del successo per questo quando penso al primo verso di Macbeth ‘Essere o non essere .. ‘ mi ci rivedo pienamente in quanto ho deciso di essere sempre me stesso e non imitare nessun altro, mettendo al centro delle questioni il brand stesso.

Quanto sono importanti i social, specialmente Instagram, per un brand?

Sinceramente con l’avvento dei social media soprattutto per i brand, credo che Instagram sia essenziale. Che si tratti di brand o semplicemente aziende, è il modo più veloce e diretto per mantenere un dialogo con la propria clientela e funziona da tramite per mostrare ad un vasto pubblico le aree di interesse, i vari prodotti e quant’altro. Avere la possibilità di creare un immaginario proprio ed indipendente apre una miriade di porte molto interessanti, considerando comunque che siamo nei primi anni di vita di questo tipo di applicazioni, quindi speriamo che il futuro ci dia sempre di meglio.

Se la tua storia fosse una canzone, quale sarebbe?

Probabilmente più che una canzone direi un album ossia ‘Kid Cui – Man on the moon: The end of day’.

L’album in questione è uno degli album che più mi ha influenzato nel periodo dell’adolescenza, e credo rispecchi benissimo il brand stesso. Nel corso delle diverse tracce l’artista Kid Cui si interroga in modo profondo su gioie e dolori, drammi esistenziali e vita ultraterrena, astrazione verso lo spazio e senso di inadeguatezza rispetto ciò che ci circonda, arrivando a quesiti molto profondi che tendenzialmente le persone evitano. Questo album è molto vicino al brand perché di fatto tratta di ‘Disagio Esistenziale’, uno dei concetti basi cui Uneasyness vuole analizzare. Oltre a questo Kid Cudi è da sempre noto per la profondità empatica dei suoi testi, e mi sembra un artista perfetto per creare un parallelismo con il brand Uneasyness.

A quale proposta azzardata risponderesti why not?

Così su due piedi direi, rubare cartelli stradali la notte ;).

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