HOMETALK nasce con la consapevolezza, il riscatto e il sorriso di chi, come noi, è in casa, tra smart working, gare di cucina e tanta voglia di tornare ad abbracciarsi.
Ecco il secondo episodio con ALVAANQ!
Ho avuto il piacere di parlare con Alvaro Cecchetti o Alvaanq: illustratore, cover artist ma anche direttore creativo del Sinatra tour di Gue Pequeno.
Io ho 22 anni e nei miei DM trovo l’amico che mi gira meme su meme, la crush del momento indecisa se ghostare o darmi corda e il mio capo che chiede a che punto sono con questo intro perché deve uscire l’intervista.
Okay, umorismo alle spalle.
Alvaro, a differenza mia, a vent’anni ricevette nelle richieste tra i DM di Instagram un messaggio da un certo Chris Brown. Un messaggio che probabilmente gli ha cambiato la vita. Forse basterebbe questo come intro, ma vi lascio una sua bio veloce perché non vedo l’ora di uscire a buttare la spazzatura!
Nasce in Venezuela, da genitori venezuelani ma nonno italiano. A 9 anni si trasferisce a Frosinone, inizia le scuole medie a Velletri ed è qui che pochi anni dopo, mentre frequentava l’università, la sua vita cambiò radicalmente. “Al diavolo i numeri, qualcuno si è accorto di me, Alvaro deve fare l’artista!” Artwork su artwork e piano piano si trasforma in Alvaanq: Hypebeast, Nike, Levi’s, Jordan e chi più ne ha più ne metta. Tutti, o quasi, si accorgono di lui. Uno stile unico e originale, con mix a tratti horror e a tratti cartoon.
Bene, ora tocca a lui.
Ciao Alvaro, benvenuto nel secondo episodio di HOMETALK. Dove ti trovi in questo momento? A casa, certo. Ma come te la passi?
Sono tranquillo nella mia casa a Milano e, fortunatamente, continuo a lavorare tra commissioni e nuovi progetti personali. Questa quarantena è stata infatti uno spunto per @antidoteart: dal 9 Marzo sono impegnato a portare avanti una sorta di gemellaggio digitale tra artisti provenienti da vari paesi. L’intento è proprio quello di collegare creativi con background diversi – tra animazione, grafica, 3D, illustrazione e tanto altro. Un mix di arte spaventoso! Semplicemente, è il racconto di un incontro online tra artisti e l’obiettivo è che diventi un network, un punto di riferimento per i creativi di tutto il mondo.
La quarantena sta cambiando il lavoro e l’approccio verso di esso. Per un graphic designer cos’è cambiato? Raccontaci il tuo punto di vista.
Io per esempio ho sempre lavorato in “smartworking” e, come ti ho anticipato, i creativi non si fermano. Mai quanto adesso la gente si sta accorgendo dell’importanza di queste figure e di quanto ormai il grafico sia un lavoro a tutti gli effetti. In questi giorni tutti sono propensi a offrire la propria creatività, basti pensare alla call su Instagram fatta pochi giorni fa per cercare nuovi creativi: senza sapere cosa cercassi, mi hanno scritto in 150. Sì, è difficile trovare ispirazione ma abbiamo molta forza di volontà e l’unica finestra per uscire fuori è proprio Instagram: ci rende tutti connessi.
Vieni da Velletri, piccola città nel Lazio. Piano piano hai reso unica la tua estetica fino a raggiungere palcoscenici impensabili, testimoniati anche dalle tante collaborazioni worldwide. Cosa volevi fare da grande? Magari ti ha ispirato qualcuno o qualcosa.
Da piccolo ho sempre voluto fare i cartoni animati. Avevo giocattoli come ogni bambino ma passavo tanto tempo a disegnare “combattimenti”. Proprio ora sto lavorando a un cartone, quindi posso dire di aver realizzato il mio sogno.
Velletri è la mia città da quando ho iniziato le scuole medie. La gente, specialmente nelle piccole realtà, vede gli artisti in maniera strana ma io ho avuto sempre la fortuna di avere il supporto di amici e parenti che apprezzavano la mia arte. Oggi quando torno giù per le vacanze non sono più Alvaro ma vengo visto come “l’artista”. Mi diverte molto questa cosa e apprezzo il sostegno della gente. Però, prima di essere “Alvaaq l’artista” studiavo Scienze e Tecnologie per i Media a Tor Vergata. Successivamente un DM di Chris Brown ha deciso di stravolgere la mia vita. Mi potranno dire: “Ma che futuro potresti avere solo perché uno ti ha scritto su IG?” Non lo so, è una roba che ti viene da dentro. Mi son detto “Fanculo, io ci provo!” e, come si dice a Velletri, ME SO DATO.
Cosa ti senti di consigliare ad un giovane creativo?
ESSERE UNICI. Bisogna essere particolari nel proprio genere: se segui la fila ovviamente vai a fare la fila, se sei unico la gente ti nota e la fila la salti. Mantenere una costanza stilistica ti permette di diventare un trend.
Abbiamo voglia di un back in days: siamo nel 2015 e ti viene commissionato un lavoro per un tale chiamato Chris Brown. Com’è nata questa opportunità? Ma soprattutto, la tua reazione?
Avevo 20 anni e l’impatto per me è stato assurdo. Sono stato contattato da un suo collaboratore che mi chiese 20 artworks. Chris Brown ha iniziato a pubblicare i miei lavori sul suo profilo, io iniziavo a farmi notare tra i suoi amici e ciò mi ha aperto le porte per collaborare con tanti artisti. Sembrava tutto surreale: immagina un ragazzino di 20 anni camminare sul Ponte Rosso di Velletri mentre risponde ai DM di questi big dagli States. UN SOGNO.
Successivamente, nel Maggio 2015, lui si trovava in studio con French Montana, Meek Mill e Big Sean e mi scrisse per un artwork da fare il prima possibile. Glielo mandai in giornata: 8 ore di fila senza fermarmi. Maggio era anche il mese del suo compleanno, festeggiato con una torta che lo raffigurava in un mio lavoro. NON CI CREDEVO! Sono rimasto in contatto con lui e i suoi collaboratori finché, nel 2016, venne in Italia per il suo tour europeo. Mi invitò nel suo albergo, lo raggiunsi in treno e ci mettemmo d’accordo per i visual durante il suo dj set a Roma. Era il mio artista preferito – qui in cameretta ho ancora i suoi cd – essere in albergo con lui e i suoi soci era il sogno di una vita. Ricordo che bevemmo una quantità di birre mai vista e giocammo a basket. Avevo ormai imparato l’inglese ma per l’emozione spesso stavo zitto.
https://www.instagram.com/p/3RV2_xrNnF/
Torniamo in Italia. Arriva Sinatra. Sei stato il direttore creativo del fortunato tour di Gue Pequeno. Sicuramente tanta fatica e tanto duro lavoro. Di aneddoti ce ne sono da raccontare, ne siamo sicuri. Il più divertente?
L’ho sentito proprio pochi giorni fa e pensare sia ormai passato un anno mi fa quasi strano. È stato uno dei momenti più felici della mia vita a Milano. Ricordo il primo incontro. 21 Dicembre, giorno del mio compleanno, mi scrive Shablo alla ricerca di una diversità stilistica e visiva per il Sinatra tour, chiedendomi un’animazione. Così inizio a darmi da fare. Dal 21 al 31 Dicembre ho lavorato solo con la mia testa: ho elaborato la storia e contattato Marco Zanata e Leonardo Pelliccione con i quali, in meno di un mese, abbiamo prodotto 10 min di cartone animato e 79 visual per il Live. Durante quel periodo avevo una barba lunghissima e dentro la camera dovevo navigare tra i panni per raggiungere il computer. Ero sveglio giorno e notte e lavoravo ininterrottamente dalle 7 di mattina ogni giorno, realizzando più di 500 illustrazioni. Ritmi eccessivi ma io ERO GASATO, MI SVEGLIAVO E VOLEVO FARE QUEL CARTONE! Risultato super soddisfacente. Abbiamo consegnato il progetto con qualche giorno di anticipo e il giorno prima del Forum è stato indimenticabile: ero accanto a Gue e gli schermi con le mie visual gli brillavano negli occhi. Il giorno del Live? Non ne parliamo. Non ricordo nulla, solo che strillavo e saltavo. Non ho aneddoti perché ho sempre raccontato tutto, nulla di nascosto. Forse però la gente non sa che durante il duro lavoro per Sinatra mi son dovuto dedicare anche ai visual per il tour di Drip or Drown 2 di Gunna. Le tracce erano Chanel e Drip Too Hard: vedere Gunna, Young Thug e Lil Baby esibirsi con i miei lavori in background mi ha reso veramente orgoglioso.
Hai collezionato tanti traguardi. Qual’è il segreto del successo? Non è il titolo di un libro motivazionale, ma è uno spunto da cui partire. Hai mai pensato “finché non raggiungo X o finché non lavoro con X non mi sentirò mai realizzato”? Sono certo che hai un sogno nel cassetto.
Oltre Chris Brown probabilmente Drake, che apprezzo tanto dal punto di vista musicale. Come brand invece ti rispondo Dior. La soddisfazione più grande però credo arrivi nel momento in cui sono gli altri (es. brand, artista) a cercare te perché hai qualcosa di iconico da offrigli. Un esempio sono Daniel Arsham o Murakami: loro riescono a lavorare con grandi realtà mantenendo il proprio stile e non mutando le proprie idee. Sono i brand ad adattarsi alle loro richieste e credo mi potrò sentire realmente soddisfatto quando mi accadrà una roba del genere. Non ho una definizione precisa di cosa sia il successo, né so come lo si raggiunga. Per esperienza personale però ti dico che per ottenere dei risultati gli ingredienti principali devono essere sempre originalità e umiltà. Ricordarsi da dove vieni, per chi e per cosa lo fai. Siamo cristiani come altri, tutti uguali e credo che la quarantena stia mettendo in risalto questo mio pensiero: che sia io, tu o un pezzo grosso della scena, siamo tutti a casa.
Se cerco www.alvaanq.com e clicco su SHOP, leggo COMING SOON. Ci nascondi qualcosa?
NIENTE! (ride ndr.) Nel 2017 avevo intenzione di mettere in vendita opere e quadri, ma col passare del tempo mi sono dedicato maggiormente all’arte visiva e ho abbandonato l’idea. In ogni caso non si sa mai, adesso che me lo hai ricordato combinerò qualcosa.
A quale proposta azzardata risponderesti WHY NOT?
Mi farei due risate con Russel Westbrook se dovesse chiedermi un artwork. E lo sai il perché? La sua linea di Jordan si chiama proprio come il vostro magazine!
https://www.instagram.com/p/BklGTV5BY2a/?igshid=148036269t1fu
Intervista a cura di Francesco Alberani