Sfila in passerella una concentrazione intellettuale che profuma di grafite, inchiostri sfumati e pagine di Linneo, Alberto Zambelli diviene demiurgo in un viaggio lisergico alla ricerca introspettiva ed ermetica dell’essenza femminile scoprendo, in un percorso di fascinazione, la bellezza incorruttibile e magica del microcosmo naturale.
La Femminilità, per Alberto Zambelli, trova il suo “Daimon” nelle forme antropomorfe della mantide, nel suo corpo quale formidabile strumento seduttivo, nella sublimazione estrema dell’eros assoluto.
E’ la favolosa metamorfosi, il preludio di una sequenza di immagini sottratte, segrete, intimissime dove luminescenti riverberi svaporano, nell’aniconica perdita di consistenza materica, in cerate trasparenti.
La cognizione volumetrica è sensibile, lirica, crepuscolare, infiammata da irradianti bagliori di luce filtrata da minerali cristallini che definiscono mitologiche mantidi, sacerdotesse di un culto antico e misterioso.