Nel 1989 il diciannovenne Shepard Fairey, in arte OBEY, giovane studente di design della Carolina del Sud, compie un’operazione di street art e di riflessione sulla forza della semantica.
Ciò che realizza è una vera e propria campagna di arte di strada, o meglio, di Sticker Art. In un’epoca in cui il mondo è sovraccarico di pubblicità, che non si possono evitare, gli sticker di OBEY vogliono catturare l’attenzione su temi all’ora contemporanei. Su pali della luce, sui muri o sopra le telecamere di sorveglianza, tutto ciò che trasmetteva la sua prima azione era un volto dall’espressione immutabile, quello di André René Roussimoff, lottatore di wrestling francese. L’adesivo, accompagnato dalla scritta “André The Giant Has A Posse”, ipnotizzava gli osservatori e li induceva a riflettere. A questo proposito nel 1990, lo stesso OBEY afferma:
“The sticker has no meaning but […] the stickers existence is worthy as long as it causes people to consider the details and meanings of their surroundings”.
Questa sua propensione allo sperimentare, al raccontare la società, le sue convulsioni e i suoi contrasti lo riporta nelle linee di abbigliamento da trent’anni. OBEY, ottiene la consacrazione a livello internazionale nel 2008 con il manifesto Hope che riproduce il volto stilizzato di Barack Obama in quadricromia, durante la campagna elettorale. Oggi, OBEY è rivoluzione comunicativa, propaganda irriverente e provocazione artistica. Attraverso la sezione OBEY Clothing occupa uno spazio preciso nel mondo dello streetwear, imponendo collezione dopo collezione uno stile ben definito.
La sua arte la definisce come un esperimento di fenomenologia: il processo che lascia che le cose si manifestino da sé. L’obiettivo è risvegliare lo stupore dello spettatore nei confronti di quello che lo circonda, riaccendere l’attenzione per quello che viene dato per scontato, alzare polveroni e domande.
Per il trent’anni di dissidenza, OBEY Clothing lancia un drop che comprende t-shirt e felpe, rispolverando dagli archivi alcune delle grafiche più iconiche e simboliche dello stesso brand. Le stampe scelte richiamano in particolare le prime fasi dell’evoluzione di Shepard, in cui lo stile grafico dai contrasti forti trae ispirazione dalla propaganda sovietica e costruttivismo russo, dall’arte di Barbara Kruger e dalla pubblicità americana. Colori prevalenti sono: rosso, nero e bianco, nuance che hanno caratterizzato il marchio per tre decenni.
L’exhibition sarà in tour dall’inizio di quest’estate nelle città più significative per Shepard.