Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Miriam Ayaba, artista & amazzone che si è contraddistinta fin da subito per le sue sonorità etniche. Una serie di influenze che finiscono per creare un approccio musicale urban unico nel suo genere e che ha fatto innamorare, tra i tanti, anche i giudici e il pubblico di The Voice of Italy.

Ascolta qui il suo nuovo singolo BRILLI.

Per chi ancora non ti conosce, chi è Miriam?

Ho cercato di sintetizzare nella mia didascalia di Instagram il connubio perfetto tra ciò che al meglio mi definisceche , infatti, recita così:

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Amazzone: Ok, ok, sono un donnone. Sono 180 cm di glitter e gelato pralinato. Da piccola mi pesava essere così imponente, ma quando sono cresciuta ho esorcizzato la mia insicurezza scrivendo il pezzo

“Amazzonia”, in onore di tutte le donne e dell’accettazione di sé, e ho avuto l’opportunità di presentarlo a “The Voice of Italy 2019”, dove sono arrivata in finale.

Strega: “Bruciare la strega vuol dire ammettere che la magia esiste.” E io sono fermamente convinta di vibete in un mondo in cui visibile e invisibile convivono.
Siamo tutti parte di un’energia più ampia, che ci accoglie, ma vibriamo a frequenze diverse, come se fossimo tante stazioni radio.

Dedico la mia vita in gran parte alla scoperta dell’invisibile, solo così sento di poter attuare il mio percorso evolutivo al massimo delle sue possibilità.

#queergang: Sono queer, stravagante, e ne vado fiera. Semplicemente lotto per i diritti di tutte le minoranze e di tutti i discriminati, senza distinzione. E voglio che la mia community si senta libera di esprimersi in tutta la sua Beyonceness.

#witchesmama: I miei followers sono le “witches”, le streghe e gli stregoni, ho deciso di chiamarci così perché mi ricordava “bitches” ma non è denigratorio, e ci rappresenta. Siamo magiche. Ma anche delle bad gyals.

#queensupportqueens: Questo hashtag rappresenta un movimento di supporto femminile che porto avanti da tempo. Nella scena musicale italiana le donne tendono spesso a farsi la guerra, io sono fermamente convinta che unendo le forze e creando uno spazio per noi possiamo raggiungere traguardi più grandi che facendoci la guerra. Una regina supporta le regine, non cerca di sabotarle.

Alla fine lascio il link del mio ultimo pezzo, ultimo ma non per importanza, faccio musica, sono musica, lavoro sodo ogni giorno per esportare nel mondo il mio universo sonoro. E, assolutamente, il mio

universo brilla.

Quando e come nasce la tua passione per la musica?

Canto da quando ricordo di aver imparato a parlare.

Quando avevo due anni ricordo che mi è stata regalata la cassetta del cartone animato di “Hercules” della Disney, quello tutto gospel all’interno del quale c’erano quelle muse fighissime che cantavano con tutto quel soul, quel groove.

Ho visto in loop la cassetta per due anni e tutto quello che so è che piangevo la notte perché volevo cantare come loro.

Da lì è nato il pallino per la musica Black, che non mi ha più abbandonata.

Credi di essere già riuscita a trovare la tua identità come artista, nonostante i tuoi 23 anni di età?

Non sento di aver trovato del tutto la mia identità d’artista semplicemente perché non sono sicura della mia identità personale.

Ho imparato che quando ti convinci di aver appreso tutto su un argomento, ti neghi la possibilità di imparare ancora in quell’ambito.

La mia persona è in divenire, sempre, imparo ogni giorno su di me e sul mondo, e lo stesso vale per la mia musica, che everyday si arricchisce di suoni e Vibes nuove.

Quando pensi di essere arrivato ti fai il torto più grande che potresti mai farti.

Come si alternano nelle 24 ore Miriam Ayaba e Miriam?

Miriam Ayaba comprende alcune sfaccettature della personalità di Miriam.

Spesso rido e scherzo con mia madre e pensiamo che questo sdoppiamento di nome potrebbe portare allo sdoppiamento di personalità.

Devo dire che ci sono azioni e momenti particolari che portano fuori Ayaba, per esempio quando mi faccio le unghie, le Treccine e mi metto l’illuminante.

Miriam Ayaba è quella parte di me che sa quello che vuole, che trasuda femminilità e che combatte fino a che non raggiunge i propri obiettivi.

Miriam in realtà spesso si sente goffa, mascolina, pigra, non sempre crede in se.

A volte, infatti, vengo a salvarmi da sola. È come se avessi un po’ creato la mia eroina personale, che risiede dentro di me. Per questo sprono gli altri a farlo.

Tutti all’interno di sé hanno questa parte eroica.
In ogni caso Ayaba e Miriam convivono, si aiutano e si amano profondamente.

Ti definisci “urban”: cosa sintetizza questo termine? Generi di riferimento, cantanti che ti hanno ispirata…

Beccata!

Dico sempre di essere un’artista “urban” perché è più facile sintetizzare la miriade di generi, sottogeneri e sonorità che compartecipano nel mio mondo, ma oggi districheró questo mistero, solo per voi di WHYNOT:

La musica urbana comprende tutta la musica street e non commerciale innanzitutto, l’hip-hip, il rap, l’r’n’b, il soul, la trap, ecc.

Nel 2020 si sono sviluppati centinaia se non MIGLIAIA di sottogeneri e sottocategorie. Personalmente sin da piccola ho sempre fatto blues, jazz, funky e gospel in inglese.

Da piccola i muri riferimenti principali erano del calibro di Aretha Franklin, Ella Fitzgerald, Stevie Wonder, Ray Charles, Nina Simone, ecc.

Il mio riferimento più recente, anche a livello di performance dal vivo, è l’unica e insormontabile Beyoncé. Sono onorata di vivere allo stesso tempo di QUEEN Bey.

Questo passato musicale mi ha aiutata molto quando ho iniziato a scrivere pezzi miei.

A 16 anni, ho scoperto i club Hip-Hop e DanceHall, e mi si è aperto un mondo: avevo trovato la diretta conseguenza della musica che sentivo io, ma questa ti faceva ballare e aveva un’accento più fresco, più giovane, parlava ai giovani.
Un paio d’anni e l’avevo fatta mia, l’avevo inserita nel mio codice musicale, nel mio modo preferito di percepire la musica.

Solo dopo i 18 anni ho iniziato a scrivere in italiano, ed è stata dura.

Cambiare lingua vuol dire cambiare completamente la propria impostazione di canto, tra l’altro gli italiani utilizzavano delle metriche e delle melodie diverse dagli americani.

Ricordo che come allenamento prendevo dei pezzi di Beyoncé, di Skepta, di chiunque avesse un flow che mi attizzava e cercavo di ricalcarlo scrivendo in italiano:
“Amazzonia”, infatti, è stata scritta in un periodo in cui mi sentivo solo Grime, se si pone attenzione al tipo di flow infatti, lo richiama.

Sono sempre su Spotify e YouTube alla ricerca di suoni nuovi, fa parte del mio lavoro aggiornarmi, esattamente come farebbe un medico o un professore.

Nell’ultimo periodo mi sono intrippata con la musica neo-soul, con la UK garage, ma mi ascolto di tutto, dall’afrobeat al Gospel-funk.

Ah, a proposito, secondo me l’anno prossimo tornerà la musica Disco. Ricordatevi la mia profezia. Call me Ayabadamus.

Hai solo una possibilità: un artista con cui vorresti collaborare?

Mi piacerebbe tanto collaborare con Doja Cat.

È divertente, autoironia, irriverente, ribelle, hai dei flow pazzeschi e tutto ciò che scrive mi fa saltare dalla sedia ogni volta.

…e poi è una figa pazzesca, dico, l’avete vista?

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Quale ruolo ha Instagram nella tua vita? Cosa c’è di te e della tua arte?

Il mio rapporto con Instagram è un rapporto di amore/odio.

Io lo uso per lavoro, questo spesso mi costringe ad essere attiva su questa piattaforma, anche quando vorrei solo fare una passeggiata, stare in mezzo al verde, vivere per davvero, insomma.

Mi spaventa molto, tra l’altro, la dipendenza che portano i social e la tecnologia in generale.
Ma oggi funziona così, i numeri dei social ti aprono a diverse possibilità lavorative, mi impegno quindi sempre al massimo per intrattenere ed incrementare il mio feed.

Sul mio portale cerco sempre di essere me stessa, ultimamente mi è stato detto diverse volte che dal mio Instagram sono percepita come molto più aggressiva che dal vivo, che di persona sono molto più dolce e gentile di quello che ci si aspetterebbe dalla Miriam delle foto.

Sicuramente in passato ho censurato le mie sfaccettature più vulnerabili per proteggermi, ma con la musica nuova… Conoscerete un nuovo lato di me.

Progetti per il futuro? Sia personali che professionali.

Al momento sto rispondendo a quest’intervista dalla quarantena imposta dallo stato causa emergenza Sanitaria Nazionale.

Quindi si, progetti per il futuro ne ho molti, sto cercando di valutare le dinamiche e le tempistiche di questo intoppo.

Avevo già un album pronto, ho finito di registrarlo a dicembre 2019, grazie a questo periodo di reclusione forzata ho iniziato a scriverne un altro.

Insomma, è solo una questione di tempo, state allerta, non vedo l’ora di regalarvi nuovi pezzi della mia anima.

A quale proposta azzardata risponderesti WHY NOT?

A quale proposta azzardata risponderei WHYNOT?

In questo momento se qualcuno mi chiedesse di prendere un Van, un ukulele e due stracci e mi chiedesse “che ne pensi di Scappare?” non ci penserei due volte.

Un sogno nel cassetto che ho da sempre è vedere il mondo con persone che amo vivendo di musica e paesaggi da togliere il fiato, spiagge che si tingono d’oro al tramonto e vento che taglia le guance sui picchi del mondo.

Ovviamente, la soundtrack della mia fuga sarebbe questa:

Grazie per la meravigliosa intervista, vi invito a pomparvi la mia playlist, realizzata appositamente per voi, per superare questo periodo difficile, insieme: https://spoti.fi/33kqUsR

Restiamo unite/i, un abbraccio glitteroso, Mama Ayaba.